La grande famiglia di Mario Ceresa

La cascina di Mario è abitata da cani, uccelli, asini, capre, gatti randagi che riposano al caldo del fieno, fanno due fusa e poi se ne vanno. Casa sua è un’attrazione, specialmente per i bambini.

La grande famiglia di Mario Ceresa
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Mario Ceresa sembra un personaggio uscito da una sceneggiatura di Federico Fellini. Abita a Scannabue, in una cascina a corte composta da diversi edifici, dove trascorre la vecchiaia nella pace della campagna. Ma a Casaletto Vaprio è protagonista fisso di una tradizione antica.

La vita

Tutti conoscono lui e i suoi animali. «In famiglia eravamo 12, fra mamma, babbo, zii e nonni. Gli animali sono sempre stati nella mia vita, fin da piccolo, quando le stalle ancora erano tutte chiuse e la sera si stava lì al caldo» racconta. Fornaio da giovane, poi agricoltore, cavallerizzo per passione: Mario potrebbe semplicemente sembrare un uomo che ha fatto della vita agreste la propria quotidianità, ma a 30 anni la sua vita fu improvvisamente sconvolta.

L'incidente

«Era l’8 febbraio del ‘70 quando per errore fui centrato alla gamba da un colpo di fucile. Prese l’arteria, rischiai di morire dissanguato - ha raccontato - Mi avevano già portato in camera mortuaria quando una suora vide che mi muovevo ancora. Sono riusciti a trovare un donatore compatibile e dopo avermi fatto una trasfusione… Sono tornato vivo!». Scherza, consapevole di essere un vero e proprio miracolato. Anche per questo, da tanti anni si reca sovente a Caravaggio per rendere grazie. Pavia, Milano, Bologna; operazioni, riabilitazioni e cure. Ci sono voluti 15 anni perché Mario si riprendesse completamente da quel maledetto infortunio, che gli impedì perfino di sposarsi il maggio seguente.
«Il matrimonio era già fissato, ma per il suo bene, l’ho lasciata andare - ha proseguito, con una punta di rammarico - Lei aveva 19 anni, io già 30. Aveva la possibilità di rifarsi una vita. Dopo quell’occasione, avrei potuto sposarmi, ma non l’ho fatto. Sono rimasto in compagnia dei miei animali».

L'asinello di Santa Lucia

Lampante il legame che Mario ha stretto con tutte le forme di vita che lo circondano.  Sono proprio i “marmocchi” a battezzare gli animali della fattoria, come nel caso di Francesco, un asinello nato il primo dicembre 2017 e portato alla materna di Casaletto Vaprio in occasione di Santa Lucia.
«Meno male che non mi sono sposato o avrei riempito il mondo di bambini - ha sorriso, riportando qualche aneddoto sui pargoletti che lo vanno a trovare - Nella mia famiglia, l’asino c’è sempre stato, anche quattro o cinque insieme. È un animale dolce, che non necessita di molte cure, mangia di tutto ed è incredibilmente sveglio. Non so perché si dica “asino” a chi è stupido...».
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