Petizione Oriocenter la metà dei dipendenti ha già firmato

Nella lettera inviata dai sindacati al Cda: "Il lavoratore non può essere ricattabile sul piano dell’occupazione"

Petizione Oriocenter la metà dei dipendenti ha già firmato
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Petizione Oriocenter, la metà dei dipendenti ha già firmato. Centro commerciale aperto durante le festività natalizie (25 e 25 dicembre e 1 gennaio)? No, grazie.

Petizione Oriocenter, dipendenti in rivolta

Più della metà dei lavoratori della galassia Oriocenter ha firmato la petizione con cui si chiede di non aprire il centro commerciale alle porte di Bergamo i giorni delle festività natalizie.
Si tratta di quasi mille persone, dipendenti dei tanti negozi della galleria, dei ristoranti, dell’ipermercato al suo interno. Tutti sorpresi amaramente dalla decisione del consiglio di amministrazione di aprire 25 e 26 dicembre e 1 gennaio, anche se in alcuni casi la proprietà parla che lavoreranno “solo” cinema e ristorazione.

"Abbiamo diritto di festeggiare"

“Abbiamo diritto anche noi di festeggiare in famiglia o ci concederci giornate di riposo”, dicono i lavoratori, soprattutto donne, che hanno fatto partire la raccolta di firme (che Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno da subito sponsorizzato) che ha incontrato l’adesione di tantissimi colleghi e tanti altri hanno dato la disponibilità a firmare. Negli ultimi giorni, da quando cioè i sindacati hanno sollevato il problema, numerose testimonianze di vicinanza alla battaglia del “Natale a casa” si sono espresse a diversi livelli.

Una lettera al Consiglio

Ora i sindacati hanno inviato una lettera aperta al Consiglio di amministrazione di Oriocenter per chiedere che la decisione venga rivista, e che si trovino le soluzioni più utili per tutti.
“Ci aspettiamo una disponibilità alla trattativa – dicono i sindacalisti - in caso contrario valuteremo quali mosse siano le più efficaci per sostenere la giusta battaglia delle lavoratrici e dei lavoratori di Oriocenter”.

Non si possono ricattare i lavoratori

"La festa è e deve rimanere una ricchezza dei lavoratori e della famiglia: non possiamo ridurla a un affare in nome di un liberismo che ci piace sempre di meno - si legge nella lettera inviata dai sindacati - Il riposo è e deve rimanere un diritto di qualsiasi essere umano: il lavoratore non può essere ricattabile sul piano dell’occupazione, il consumatore non deve essere continuamente spinto a consumare. È stato detto che “viviamo tempi contraddittori in cui non si perde o non si trova lavoro, ma contemporaneamente il lavoro sta perdendo in dignità, e che questi atteggiamenti siano il segno che la vita di relazione, di compagnia e di convivialità non ha alcun valore e che per vendere qualche merce in più e incrementare i profitti, la si può sopprimere. Quello che conta è il denaro. Tutto questo, la legge lo permette, ma non lo consente il buon senso e il rispetto che dobbiamo alla cultura e alle tradizioni più sentite”.

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