Essere mamma: il rientro al lavoro

Il rientro al lavoro è un momento molto dedicato sia per il bambino, che vive il distacco, che per la mamma che si trova a fare i conti con i sensi di colpa

Essere mamma: il rientro al lavoro
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Essere mamma: il rientro al lavoro. Di questo parla, oggi, il nostro appuntamento settimanale con la rubrica dedicata al mondo dell'infanzia "Il filo di Arianna". Il rientro al lavoro dopo i mesi di maternità (ma anche più tardi) non è mai semplice sia per il bambino che affronta il distacco che per la mamma che affronta ansie e sensi di colpa. Ne parliamo con l'educatrice Roberta Ciocca.

Essere mamma: il rientro al lavoro

Il periodo della maternità, seppur non privo di fatiche e ostacoli, è una parentesi speciale nella vita di una donna. Si tratta di un momento magico, ovattato, con ritmi e tempi particolari e unici. La maternità cambia profondamente la donna, la arricchisce di nuove esperienze e nuove priorità.

Winnicott: la madre sufficientemente buona

Winnicott definisce "madre sufficientemente buona" quella madre che, in maniera istintiva, possiede le capacità di accudire il bambino, sa come e quando rispondere ai suoi bisogni, consentendogli di sperimentare l'onnipotenza soggettiva. Non è una madre perfetta, è una madre che fa del suo meglio. Il bambino vive infatti, dal momento della nascita, in una realtà soggettiva (di cui fa parte anche la madre) che pensa di aver costruito e controllare secondo i suoi desideri. Una “madre sufficientemente buona” sa, secondo Winnicott, anche quando non rispondere ai desideri/bisogni del bambino, accompagnandolo così al graduale abbandono della visione edonistica del mondo, per abbracciare una visione oggettiva di esso, dove la madre esiste indipendentemente dai suoi desideri.

Lo spazio transazionale

Tra queste due forme di realtà (soggettiva e oggettiva), ne esiste una terza: lo spazio transizionale appunto, che è sia costruito soggettivamente, che percepito oggettivamente. Questo spazio permette al bambino di camminare verso una visione oggettiva della realtà, senza traumi.

L'oggetto transizionale

Ho già accennato, in un precedente articolo, all'importanza di questo oggetto, che nello spazio transizionale, acquista notevole rilievo per Winnicott. Si tratta di un oggetto (coperta, peluche..) che rappresenta per il bambino il suo legame con la madre e, proprio per questo, lo aiuta nel processo di distacco e separazione da essa, un processo definito dalla Mahler (psicoanalista e psicoterapeuta ungherese) di individuazione-separazione.

L'ansia da separazione

Quando il bambino comincia a capire che il mondo esiste in maniera oggettiva, altra da sé, acquisisce il concetto di permanenza dell'oggetto, introdotto da J.Piaget, (un oggetto esiste anche se io non posso vederlo). È in questo periodo, all'incirca intorno agli otto mesi, che il bambino comincia a provare l'ansia da separazione. Si tratta di un sentimento sano, che fa parte del suo normale sviluppo psicologico.

Come gestire l'ansia da separazione quando si torna a lavoro

L'ansia da separazione si manifesta attraverso il pianto del bambino nel momento in cui il genitore si allontana da lui. La mamma potrebbe trovarsi a sperimentare questa situazione al momento del suo rientro al lavoro dopo la maternità, quando deve affidare per più o meno ore suo figlio alla cura di altre persone. È molto importante non dire al bambino bugie, mentendo per esempio su un proprio ritorno immediato a casa, o sul motivo della propria assenza. Allo stesso modo è importante salutare il bambino prima di uscire di casa, invece di andarsene di nascosto con lo scopo di evitarne il pianto. Il bambino infatti si fida della figura di riferimento, che non deve tradire questa fiducia.

Come può la mamma "compensare" la sua assenza ?

Al momento del ritorno a casa dopo la giornata lavorativa, è bene che la mamma dedichi del tempo al proprio bambino, svolgendo con lui attività e giochi di condivisione. Questa attenzione della mamma verso il bambino, lo "ripagherà" delle sue ore di assenza e contribuirà ad arricchire il loro rapporto di un tempo di qualità condiviso. Ogni bambino ha bisogno di un tempo diverso e tutto suo per elaborare i cambiamenti. Può succedere che qualcuno si mostri irrequieto durante il sonno, o manifesti atteggiamenti che prima non aveva durante il giorno. Sicuramente questa attenzione di qualità, che la mamma avrà cura di dedicargli al suo rientro, contribuirà a rasserenarlo nell'attesa che si abitui ai nuovi ritmi e al nuovo stile di vita.

Il senso di colpa

Stile di vita e ritmi cui anche la mamma, così come il resto della famiglia, si deve abituare. Può essere che, oltre a vivere le difficoltà legate al rientro nel contesto lavorativo in sé, anche lei si trovi a vivere una sorta di ansia da separazione dal proprio bambino, che ne senta la mancanza durante la giornata e si rammarichi di non essergli sempre vicino come prima. Tutte queste sensazioni possono portare la madre a sentirsi in colpa per essersi allontanata dal proprio bambino, per non avere più tutto il tempo che vorrebbe da dedicargli.
Il senso di colpa in psicologia è descritto come un mix di elementi emotivi e cognitivi, è definito come il sentimento spiacevole che deriva dalla convinzione, anche ingiustificata, di aver danneggiato qualcuno.
Ma una "madre sufficientemente buona" sa di aver scelto le cure di persone fidate cui affidare il proprio bambino, ed è importante che lo tenga sempre ben presente. Una “madre sufficientemente buona" sa anche che il proprio bambino sta camminando verso l'indipendenza e crescendo nella serenità che lei gli sa donare, sarà capace di affrontare il mondo e le sue complessità.

Il filo di Arianna

Una rubrica che si pone come obiettivo quello di fornire suggerimenti, confronti, riferimenti teorici e spunti che, come il filo donato nel mito a Teseo, possano essere d’aiuto a chi si trova ad attraversare il meraviglioso labirinto dell’educare. Ecco il nuovo appuntamento con la nostra educatrice Roberta Ciocca.

 

Roberta Ciocca, nata a Treviglio il 9 Febbraio 1986, diplomata presso il Liceo Classico dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Treviglio, dottoressa in Scienze dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Bergamo. Dal 2008 lavora come educatrice di Asilo Nido a Treviglio. Nel 2011 riceve diversi riconoscimenti letterari con un racconto ed un romanzo inediti.

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