Padre Pino e la Francesca a luci rosse: umanità e speranze sul ciglio della strada

Immaginiamo di notte una strada. La Francesca. Una strada segnalata da focolai di luci rosse tali da ricamare un filo visibile perfino da un aereo

Padre Pino e la Francesca a luci rosse: umanità e speranze sul ciglio della strada
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Padre Pino Locati è un padre bianco della congregazione di Treviglio, originario di Arcene. Dopo anni trascorsi come missionario in Africa, soprattutto in Congo, è tornato in Italia e da alcuni mesi insieme all’associazione Gedama di Ponte San Pietro si occupa di assistere prostitute nella Bassa. Ci racconta le sue uscite periodiche, soprattutto lungo la Francesca. E un mondo rimosso e triste, appena fuori dalle nostre porte.  

In edicola sul Giornale di Treviglio il suo lungo intervento, che comincia così. 

Luci e lucciole sulla  Francesca

Immaginiamo di notte una strada, quella della Francesca che va da Pontirolo fino a oltre Mornico. Una strada segnalata da focolai di luci rosse tali da ricamare un filo visibile perfino da un aereo che decolla dall’aeroporto di Orio. Luci rosse non perché vi siano fuochi d’incendio doloso ma piuttosto perché uomini di tutte le età vagano a qualsiasi ora della notte e del giorno per soddisfare voglie sessuali, rivolgendosi a delle sconosciute che accendono quei fuocherelli per richiamare la loro attenzione.
In Italia circa 100mila donne si vendono ininterrottamente, 24 ore su 24. Il culto idolatrico del sesso è il terzo al mondo per rendimento dopo quello delle armi e della droga. In Italia ci sarebbero circa 10 milioni di prestazioni sessuali clandestine al mese, con queste donne schiave del sesso. E la stragrande maggioranza dei «devoti» sono proprio gli italiani, molto graditi alle «belle di giorno e di notte». Le nigeriane sulla strada (non meno di 35mila sul territorio italiano) rendono così ai loro magnaccia circa 1,1 miliardi di euro all’anno.
«Ergastolo per i trafficanti»

Un'umanità di ombre e luci, di paure e speranze

Negli anni addietro ho avuto sempre un certo timore ad accostarmi a queste donne, che stanno in gruppo o da sole e vivono ai bordi della strada: pregiudizi, timore di violenze, difficoltà di linguaggio, insufficiente preparazione professionale. Forse anche una certa distanza psicologica e culturale che si trasformava in incapacità di approccio. Ora, dall’ottobre del 2015, esco con i volontari della fondazione Gedama di Ponte San Pietro (ne è fondatore don Giampaolo Carrara, diocesano di Bergamo) per incontrare i «rifiuti umani della società».
Tutti i miei pregiudizi culturali e le mie paure psicologiche di un tempo sono cadute immediatamente. Anziché imbattermi in persone corrotte o degenerate come si potrebbe credere, ho scoperto in queste ragazze un’umanità di ombre (le paure) e di luci (la speranza di uscirne) che proprio non mi aspettavo.

 

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