Ghiaie di Bonate, il vescovo autorizza il culto

La Chiesa non crede alle presunte apparizioni ma, scrive il vescovo "La devozione è vera"

Ghiaie di Bonate, il vescovo autorizza il culto
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Ieri, 13 febbraio 2019, il Vescovo di Bergamo, Francesco Beschi ha annunciato, a conclusione della procedura della Santa Sede e sulla base delle sue indicazioni, di autorizzare, valorizzare, custodire e accompagnare il culto a “Maria Regina della Famiglia” presso la cappella parrocchiale in Ghiaie di Bonate, escluso ogni riferimento a messaggi, apparizioni e altri fenomeni di presunta natura soprannaturale, ribadendo il “non constat” di Mons. Adriano Bernareggi circa le apparizioni del 1944.

Autorizzato il culto alle Ghiaie di Bonate

Nessun avvallo sulle presunte apparizioni della Vergine da parte della Chiesa, ma piuttosto un riconoscimento della devozione dei fedeli bergamaschi, come scrive il vescovo Beschi nella sua lettera ai fedeli

“Devozione vera, concreta, umile e fedele, nella Chiesa e con la Chiesa, che illumina il cammino di tanti fedeli e che la stessa Santa Sede mi ha chiesto di accompagnare e custodire. Una luce che il tempo ha purificato, consolidato e rafforzato.Ora è tempo che questa devozione, sempre accompagnata e mai soffocata dai pastori della Chiesa, possa risplendere a illuminare e sostenere il cammino di tanti fedeli, soprattutto quelli che vivono situazioni di fatica e sofferenza. Una devozione che proprio qui, alle Ghiaie di Bonate, presso la cappellina dedicata a Maria Regina della Famiglia, trova un porto sicuro, affidata alla prudente e saggia guida dei pastori della comunità parrocchiale”.

Nessuna attestazione delle presunte apparizioni

“La Chiesa, Madre e Maestra, è prudente tanto quanto è paziente. I vescovi di Bergamo, personalmente e con l’aiuto di esperti, sempre in dialogo con la Santa Sede, non cessarono di interrogare e di interrogarsi sui fatti di Ghiaie. Senza nulla togliere alla ricchezza di una profonda esperienza spirituale, oggi come allora, non vi sono elementi sufficienti che possano attestare il carattere soprannaturale delle presunte apparizioni. Scorrono gli anni, i decenni e anche se qualcuno ha tentato di strumentalizzare la devozione del popolo di Dio, la grande maggioranza dei fedeli, compresa la stessa Adelaide, si è sempre affidata con fiducia alla saggezza della Chiesa vivendo una vera e feconda devozione mariana. Un fiume di fedeli mai contro qualcuno, ma sempre con la Chiesa. Così, nel tempo, si è consolidata quella devozione a Maria Regina della Famiglia, con uno sforzo non indifferente, ma necessario, per proteggere e custodire questi luoghi perché rimanessero luoghi del silenzio, dell’accoglienza semplice, dell’essenzialità”.

L'origine del culto

Che cosa accadde davvero in quel maggio del 1944 nella piccola località Torchio della frazione Ghiaie del paese di Bonate Sopra? La piccola Adelaide Roncalli al tempo aveva sette anni e che improvvisamente si trovò al centro di una vicenda incredibile, ben più grande di lei. Davvero alla bambina apparve più volte quella che noi chiamiamo la Madonna, ovvero la madre di Gesù di Nazareth? Che cosa vedeva quando cadeva in stato di trance? Una condizione documentata da diversi medici che assistettero a quei momenti, mostrati anche dal documentario girato al tempo e disponibile qui. Davvero Adelaide per ragioni sconosciute entrò in contatto con una dimensione della realtà, invisibile di norma a noi esseri umani? Fra gli studiosi di quei fenomeni, il più assiduo è Alberto Lombardoni che ha dedicato buona parte della sua vita a raccogliere testimonianze, documenti, ad analizzare i diversi episodi di quella vicenda. Lombardoni ha accertato che il primo episodio di guarigione non scientificamente spiegabile si verificò alla terza apparizione, il 15 maggio 1944, quando il fenomeno non era ancora esploso e poche decine di persone si interessavano alla questione: dopo quell'episodio, nell’ultima domenica di maggio, arrivarono alle Ghiaie di Bonate trecentomila persone, da mezza Italia del Nord. Potagonista di quella prima guarigione prodigiosa fu Mario Previtali, che all’epoca aveva quarant’anni e da diciannove anni era affetto da una grave forma di epilessia, dichiarata inguaribile dai medici.

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