Ramadan in palestra: "Insultati e censurati: siamo romanesi e paghiamo le tasse anche noi"

Adil Lachguer dell'Associazione Pace ha risposto alle polemiche scoppiate su Facebook in seguito alla decisione del Comune di concedere l'uso del palazzetto alla comunità islamica

Ramadan in palestra: "Insultati e censurati: siamo romanesi e paghiamo le tasse anche noi"
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La protesta social

Consentire l'utilizzo della palestra comunale alla comunità islamica per celebrare la conclusione del Ramadan. E' stata questa decisione dell'Amministrazione comunale guidata dal sindaco Sebastian Nicoli a scatenare, nei giorni, scorsi un'aspra polemica a suon di "post" sulla pagina Facebook "Città di Romano".

«Prima ci hanno insultato e poi censurato»

«Loro non ci vogliono? Bene ci dicano la loro soluzione, praticabile e non continui slogan razzisti». Adil Lachguer, dell'associazione Pace, ha aspettato dopo lo svolgimento della cerimonia di domenica per rispondere agli attacchi arrivati prima, dalle pagine del nostro giornale, dal segretario della Lega Nord, Pierluigi Rossi e poi sul gruppo Facebook «Città di Romano» dove la notizia della concessione dell'uso della palestra per la preghiera ha scatenato un acceso dibattito con addirittura 405 post totali. La Lega, invece, domenica sarà in piazza Roma con un presidio di protesta.

"Siamo cittadini romanesi e il palazzetto lo paghiamo anche noi"

«Per prima cosa voglio specificare che l'associazione ha fatto tutti i passi burocratici ed economici per avere a disposizione la palestra – ha aggiunto Lachguer – prima e dopo la preghiera la struttura è stata pulita. Inoltre noi siamo cittadini romanesi, e il palazzetto lo paghiamo con le nostre tasse, non è solo di chi ha una certa idea politica e sceglie di diffondere l'odio nei confronti di chi non appartiene alla sua stessa etnia. Domenica è stata un occasione di dialogo e d'incontro, riuscita senza nessun tipo di problema».

L'ondata social con insulti razzisti

«Ho provato a rispondere a tutti quanti ci hanno insultato, perché musulmani, pubblicando un articolo che dimostrava la presenza delle chiese cristiane in Marocco, con tanto di numeri - ha concluso Lachguer – ma gli amministratori del gruppo "Città di Romano" non me l'hanno permesso e oltre a questo mi hanno pure bloccato. Il gruppo è uno strumento d'informazione e dovrebbe essere super partes, obiettivo e dar la possibilità di parola a tutti. Gli amministratori bloccandomi hanno dimostrato la loro democraticità venendo meno al rispetto della libertà d'espressione, sancita dalla Costituzione italiana».

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