Le mani della mafia sulla pianura, tra prostituzione, droga e incendi

L'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano ha pubblicato un'analisi lombarda del fenomeno

Le mani della mafia sulla pianura, tra prostituzione, droga e incendi
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In concomitanza con l’anniversario della strage di via D’Amelio, l’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano ha pubblicato uno studio dal titolo “Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia”. Un’analisi che fotografa la presenza, spesso silenziosa, della criminalità organizzata al Nord, con presenza di mafie nel Cremasco come in tutta la provincia di Cremona

Mafie nel Cremasco

Milano resta lo snodo principale del traffico di droga e delle transazioni economiche, ma il documento evidenzia una progressiva espansione delle mafie nella zona orientale della regione. Nella provincia di Cremona è la presenza del clan Grande Aracri a predominare rispetto alle altre organizzazioni mafiose. Nonostante sia presente anche Cosa Nostra, negli ultimi anni si è assistito a un progressivo radicamento della cosca di Cutro nel Cremasco. Il clan è entrato nelle dinamiche economiche del settentrione attraverso l’edilizia, che si conferma il principale mercato di destinazione dei proventi delle attività gestite dalla ‘ndrangheta.

Riciclaggio

Preoccupante l’aumento di casi di riciclaggio nella provincia di Cremona. Nello studio si legge che «dal 2009 al 2016 le segnalazioni di operazione sospette sono triplicate, passando da 117 a 338». Anche le denunce per estorsione presentano un aumento significativo passando dai 10 casi del 2010 ai 21 del 2016. Le due inchieste più rilevanti sono state l’operazione “Fenice” che nel 2014 ha portato all’arresto di esponenti di Cosa nostra appartenenti al clan Madonia, uno dei quali residente a Crema e la maxi-inchiesta “Pesci” che ha rintracciato casi di estorsione imputati a presunti esponenti del clan di Cutro.

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