La “killer dei gatti” a processo il 14 maggio a Lecco

Enpa: "Saremo parte civile, auspichiamo condanna esemplare"

La “killer dei gatti” a processo  il 14 maggio a Lecco
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Inizierà martedì 14 maggio al Tribunale di Lecco il processo contro T. A la 41enne residente a Lecco, accusata di aver ucciso 2 gatti e di averne maltrattato altri tre. La donna deve rispondere non solo dei reati di uccisione e maltrattamento di animali (rispettivamente articoli 544 bis e ter del codice penale), ma, anche, del reato di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità (articolo 650 codice penale). Infatti, dopo essere stata denunciata da Enpa a luglio, le 41enne era stata destinataria di un’ordinanza con cui il sindaco di Lecco le vietava di detenere animali; lei, però, quel provvedimento non lo ha rispettato.

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L’Ente Nazionale Protezione Animali si costituirà parte civile. «A nostro avviso le prove raccolte a carico della 41enne sono schiaccianti. Naturalmente restiamo in attesa dell’esito del dibattimento, tuttavia – dichiara l’associazione – auspichiamo una condanna esemplare e che T.A non venga ammessa al beneficio delle attenuanti».

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La terribile vicenda della “killer dei gatti”

A svelare questa triste vicenda a luglio era stata proprio Enpa, attraverso la sua Sezione di Bergamo, con una denuncia molto circostanziata presentata alla Procura della Repubblica di Lecco dopo aver raccolto validi elementi di prova a carico della donna. L’imputata era infatti solita far leva sulla buona fede degli affidatari per farsi dare in custodia animali che – questa le tesi dell’accusa – finivano per essere maltrattati o uccisi. Due le morti accertate: Stellina, che si ipotizza essere stata congelata in un freezer, e la gatta Stella, deceduta in seguito a percosse. Meglio (si fa per dire) è andata al gatto Damon e ad altri tre felini che, pur maltrattati, sono comunque sopravvissuti alle sevizie.

Enpa in campo

I casi documentati sono sei, tuttavia, secondo Enpa, le vittime di T.A potrebbero essere più molte di più. “Anche perché l’attività criminosa, ritualizzata – l’imputata colpiva soltanto solo cuccioli di gatto con età da uno a cinque mesi, sottoposti a pesanti vessazioni che andavano dalle percosse alla privazione del cibo – sembra presentare tratti compulsivi. Infatti, nonostante un provvedimento interdittivo emanato dal Comune di Lecco e l’allarme sociale creato proprio da comportamenti della donna, l’imputata ha cercato fino all’ultimo di ottenere in affidamento altri animali. Ma il cordone di sicurezza creato dall’Enpa e dai volontari ha impedito che altri gatti finissero nella rete della 41enne” sottolineano dall’asociazione.

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