L'Atalanta vuole la verità sull'inferno di Firenze

Nuove rivelazioni sul pestaggio ai danni dei tifosi atalantini durante il ritorno da Firenze da parte della polizia.

L'Atalanta vuole la verità sull'inferno di Firenze
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Nuove rivelazioni sul pestaggio ai danni dei tifosi atalantini durante il ritorno da Firenze da parte della polizia.

Nuove rivelazioni

Si susseguono le testimonianze dei tifosi aggrediti, tra i quali alcuni residenti a Ghisalba e Romano. La cronaca dei fatti avvenuti vicino al casello di Firenze Sud sta catalizzando l’attenzione e a livello nazionale, anche da parte della politica, ci sono sempre più richieste di chiarimento. Tutti, indistintamente, vogliono sapere perché è avvenuta una simile mattanza ai danni di tifosi atalantini che stavano tornando a casa in bus. A seguire la vicenda anche BergamoPost.it

La versione degli autisti dei bus

Nelle ultime ore sono emersi particolari importanti. Su tutti, le dichiarazioni rese da due autisti dell’azienda di Pioltello che ha fornito alcuni dei bus per la trasferta dei tifosi della Curva Pisani. Le loro testimonianze sono pesantissime nei confronti della polizia, pesanti come pietre perché a pronunciarle non sono gli atalantini coinvolti, bensì persone terze che si sono trovate su uno dei mezzi sfasciato dalla violenza degli agenti.

Autisti sentiti dalla Questura: "Bus fermato dalla Polizia"

I due autisti sono stati sentiti dalla Questura di Bergamo tra il pomeriggio di giovedì e la mattinata di venerdì e hanno confermato la stessa versione: dal bus teatro del pestaggio da parte della polizia non è sceso nessun tifoso, non c’è stato un improvviso stop del mezzo causato dalla volontà dei tifosi di provocare disordini, mentre sono state le forze dell’ordine a bloccare il mezzo prima di salire a bordo e di dar vita a un’escalation di violenza rapida e ingiustificata. Questa versione smentisce la prima dichiarazione fornita dalla Questura di Firenze all’Ansa ed è molto più logica anche nei fatti: tutti i 130 identificati sono tornati a Bergamo, se gli agenti  avessero individuato i responsabili scesi in strada incappucciati e con i bastoni sarebbe scattato automaticamente l’arresto.

Il racconto dell'autista

Le parole dell’autista del primo pullman a La Zanzara. L’autista Otello Lafalce, 62 anni, venerdì 1 marzo, è stato anche intervistato dal programma di Radio24 La Zanzara. Riportiamo l’intervista.

Domanda del conduttore Giuseppe Cruciani: «Lei conferma la versione della polizia che dice che i tifosi dell’Atalanta sono scesi dal pullman per dar vita agli scontri e che gli agenti hanno risposto?».

«Assolutamente no. Nessun tifoso è sceso».

«Tu che autobus guidavi?».

«Io ero il primo del gruppo di quattro».

«Quello in cui poi sono avvenuti i maggiori danni…».

«Esatto».

«Non è sceso nessuno da quell’autobus».

«Assolutamente no».

«E che cosa hai visto?».

«Che la macchina della polizia davanti a noi ha rallentato e a un certo punto ci ha bloccato. A fianco avevo già un Ducato con agenti in tenuta antisommossa. Con una manovra azzardata ci hanno fermato e ho perfino rischiato di tamponarli. Si è subito aperto lo sportellone del lato destro del Ducato e i poliziotti sono scesi, mi sono passati davanti e mi hanno chiesto di aprire la porta dell’autobus».

«Tu l’hai aperta?».

«Sì, ma le porte dell’autobus si aprono lentamente e due di loro hanno infilato le mani per forzarla e l’hanno quasi sradicata. Dopo il tafferuglio ho fatto 330 chilometri da Firenze Sud a Bergamo con la porta aperta».

«Sono entrati e ti hanno detto qualcosa o sono andati direttamente verso i tifosi?».

«Sono entrati e hanno cominciato a menare, punto e basta. Hanno cominciato a frollare i manganelli. Nel frattempo mi hanno ordinato di aprire anche la posta posteriore, due o tre di loro sono saliti e hanno cominciato a darle di santa ragione. Una cosa vergognosa, una cosa disgustosa anche a vedersi. I ragazzi, che prima erano tutti tranquilli, hanno cominciato a gridare dicendo di smetterla: “Cosa fate!”, urlavano».

«Tu sei pronto a testimoniare che questi ragazzi non hanno fatto niente prima, al di là del fatto che nessuna violenza così a freddo può essere giustificata?».

«Sì, non hanno fatto niente, niente, niente».

«Dov’è avvenuto tutto questo?».

«A mille metri dal casello di Firenze Sud».

«Che tipo di violenze sono state compiute? Manganellate, calci, pugni…».

«Tutto, tutto. La cosa più schifosa che un uomo possa fare contro dei ragazzi inermi. Meno male che non han tirato le pistole. Manganellate…».

«Quanto è durato?».

«A occhio e croce un minuto o poco più».

«Ma perché secondo te è successo? Tu hai fatto altre trasferte? Sei un tifoso?».

«No, io sono niente, sono un autista».

«Sei di Bergamo?».

«No, io non sono di Bergamo, abito a pochi chilometri dalla Provincia di Bergamo».

«Sei tifoso dell’Atalanta?».

«Assolutamente no».

Verità e giustizia

Dall’Atalanta ai politici bergamaschi, tutti ora chiedono una riposta. Nel pomeriggio di venerdì, dall’entourage del ministro dell’Interno Salvini è filtrata una dichiarazione ufficiale che conferma come siano in corso gli approfondimenti necessari sulla vicenda. In serata, alla trasmissione televisiva di SeilaTV Dodicesimo in campo, il deputato della Lega Daniele Belotti ha detto di aver chiesto un incontro al questore di Firenze Intini che dovrebbe andare in scena venerdì prossimo.

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