Museo del Caravaggio? "Priorità al nostro patrimonio"

I tre cloni delle opere del Merisi sono "prigionieri" della chiesa di San Giovanni Battista chiusa nel 2016

Museo del Caravaggio? "Priorità al nostro patrimonio"
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Dieci anni fa sembrava ormai imminente l’apertura di un museo dedicato a Michelangelo Merisi. Oggi, invece, non solo di quel progetto non c’è più nemmeno l’ombra, ma ci ritroviamo con tre cloni, pagati e già da sistemare, collocati in una chiesa ormai inagibile. E quello che resta del Caravaggio, è una stampa sbiadita che tra qualche anno sarà poco più di un macchia su un muro.

Dieci anni dopo...

In dieci anni le idee, le possibilità e le risorse sono cambiate e un museo dedicato a uno degli artisti più amati a livello mondiale non solo è economicamente impensabile, ma oggi risulta anche poco appetibile. Soprattutto se l’offerta continua a ruotare attorno a tre cloni che non possono più essere visti.

I cloni «prigionieri»

Nell’ottobre 2016 si sono chiuse definitivamente le porte dell’ex chiesa di San Giovanni Battista. All’interno sono rimasti «imprigionati» i cloni del Caravaggio, tre opere realizzate nel 2010 come copie identiche degli originali che si trovano nella chiesa San Luigi dei francesi a Roma. Si tratta de «La vocazione di San Matteo», «San Matteo e l'angelo» e «Il martirio di San Matteo».
«Recuperare e spostare i cloni sarebbe fattibile, ma dovrebbe occuparsene un’equipe esperta senza contare i costi di sistemazione, trasporto e installazione - ha spiegato il sindaco Claudio Bolandrini - L’umidità del posto ha già lasciato il segno e in ogni caso non avremmo un altro luogo adatto ad ospitarli. La chiesa di San Giovanni ha bisogno di un intervento importante e oggi non disponiamo di queste risorse».

Questione di priorità

Quando a Caravaggio si parla di cultura c’è veramente l’imbarazzo della scelta. E necessariamente entra in gioco anche la priorità d’intervento.
«Ci siamo voluti concentrare sul recupero di San Bernardino - ha proseguito - grazie all’Art bonus abbiamo potuto notare come sia forte il coinvolgimento emotivo dei caravaggini nei confronti di questo edificio. Inoltre abbiamo scelto la continuità proseguendo un intervento che era già stato avviato. In tempi di ristrettezze bisogna scegliere e avere delle priorità».

Caravaggio il «grande assente»

Oggi, inoltre, è giusto chiedersi se puntare sulla figura del Caravaggio sia ancora premiante. E’ ciò che il turista vuole vedere? Oppure è solamente quello che si aspetta di vedere quando varca i confini della città? Di certo chi viene a Caravaggio ha un livello di aspettativa molto alto: viene spontaneo credere che si troveranno opere, riferimenti e magari anche la casa dove ha vissuto. Invece, nella migliore delle ipotesi ci si trova davanti a tre cloni e nella peggiore a un affresco sbiadito sul muro di un edificio nel quartiere dove (teoricamente) dovrebbe essere nato.
«Al turista moderno importa poco di vedere non un originale del Caravaggio, ma una copia che può tranquillamente trovare su internet con una risoluzione simile - ha sottolineato il primo cittadino - Non si può organizzare un’offerta turistica con qualcosa che non abbiamo, rischieremmo solo di sottolineare la grande assenza del Caravaggio».

Un museo oggi?

«I musei sono veramente attrattivi quando contengono opere famose e riconosciute - hanno convenuto Bolandrini e Juri Cattelani, presidente di “OpenRoad” - Creare un museo a Caravaggio sul Caravaggio non porta automaticamente un pubblico, e potrebbe esaurirlo nel giro di qualche mese o anno. Dobbiamo ragionare sul lungo termine e non sul presente: varrebbe la pena realizzare un museo destinato fin da subito a chiudere? Senza dubbio pesa l'assenza di opere originali, con le quali il discorso sarebbe totalmente diverso: allo stato attuale delle cose, rischierebbe di essere una cattedrale nel deserto».

Il sogno di un museo 3.0

E se, in una realtà parallela, le risorse ci fossero? «Allora il discorso sarebbe diverso - ha detto Bolandrini - si potrebbe pensare a un grande museo virtuale. In assenza di opere originali, i cloni potrebbero sì far parte del museo, ma essere la cornice a un mondo virtuale ben più al passo con i tempi. Una riproduzione in altissima definizione in grado di portare l’opera da noi, con spiegazioni e attività interattive adatte alle scuole. Nello stesso museo, però, dovrebbero trovar posto anche le nostre opere, quelle che oggi si trovano ad esempio a Palazzo Gallavresi. Poi certo, se tra le intercapedini di un muro, in una casa in città, trovassimo un’opera originale inedita sarebbe tutta un’altra storia...».

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