Logistica, il manifesto di Rossi e Molteni per la pianura

Il Pd analizza 5 temi sul futuro delle infrastrutture della pianura. Dalle infrastrutture - "Calciana adatta per lo Scalo merci" - a formazione e Ptcp.

Logistica,  il manifesto di Rossi e Molteni per la pianura
Pubblicato:
Aggiornato:

Ospitiamo una lettera aperta a firma dell'ex presidente della provincia di Bergamo Matteo Rossi e del consigliere comunale di Treviglio Erik Molteni sul tema della logistica nella Bassa (ma non solo). Mentre si cerca di ricucire lo strappo con Romano di Lombardia, il dibattito sul futuro economico e ambientale della pianura tra l'Adda e l'Oglio, rivoluzionata dalle grandi opere, si accende. 

Leggi anche: Nicoli solo contro tutti nella Bassa orientale

Cosa sarà la pianura tra vent’anni?

Il dibattito apertosi sulla logistica in pianura ha rilanciato il confronto sul futuro di un’area territoriale troppo importante per lasciare la discussione agli addetti ai lavori o per essere affrontata solo un pezzo alla volta. Cosa sarà la pianura tra vent’anni?
Questa è l’altezza della domanda, e le risposte necessitano di visione, equilibrio, condivisione per poter “governare l’innovazione”, titolo che proprio due anni fa la Provincia scelse per aprire con “Pianura Futura” un dibattito sui temi delle infrastrutture, dell’agricoltura e del turismo in vista del nuovo Ptcp. Governare l’innovazione significava e significa che, senza una visione condivisa, la Bassa rischia di rimanere in balia di ciò che i flussi economici porteranno o toglieranno, senza riuscire a indirizzare le opportunità, a frenare gli eccessi, ad armonizzare gli interessi in gioco.

Siamo in una fase inedita: fino agli anni ‘50 la pianura ha mantenuto quei caratteri di ruralità fissati alla fine del 19esimo secolo, che la meccanizzazione dell’agricoltura non era riuscita a modificare radicalmente; nei decenni tra gli anni ‘60 e ‘90 si è assistito a un ciclo di espansione edilizia, residenziale e produttiva; i ‘90 e i ‘2000 portano lungo i principali assi infrastrutturali grandi insediamenti commerciali, che rappresentano il processo di terziarizzazione dell’economia che proprio in quella fase decolla anche qui, come nel resto del Paese. E infine i nostri giorni, con il nuovo asse stradale di Brebemi che rappresenta una risorsa imprescindibile per un’area che guarda al suo sviluppo soprattutto sul piano dell’attrattività di flussi dall’esterno, siano essi legati ai capitali o alle persone. Per governare queste opportunità serve equilibrio e non semplicemente lasciar accadere le cose, perché è evidente come uno sviluppo fondato sulla compresenza di almeno due dimensioni - da un lato nuovi insediamenti industriali e logistici con il loro indotto e le esigenze infrastrutturali che portano con sé, dall’altro economie fondate sulla terra e sull’attrattività di valori paesaggistici, ambientali, culturali - ha bisogno di una forte capacità di coordinamento territoriale per evitare che la compresenza si trasformi in conflitto.

La sfida del Ptcp: cinque temi

Il biennio 2020-21 sarà quello del Ptcp: non è ovviamente la panacea di tutti i mali, ma potrà essere tanto più utile quanto più avrà la forza di proporre idee forti e metodologie innovative, legando fra loro previsioni urbanistiche, infrastrutturali, formative, sociali. Il problema demografico, la trasformazione dell’industria, le nuove professioni dei servizi e il consumo di suolo sono infatti le macroquestioni dentro le quali si colloca il nostro lavoro territoriale. È quindi una discussione tutta politica, oltre che amministrativa o tecnica. Sono cinque, a nostro avviso, i temi principali.

Le infrastrutture: "Sì allo scalo merci nella Calciana"

In primis infrastrutture materiali e immateriali: oltre a un collegamento veloce tra il capoluogo e la Gera d’Adda (sul quale non abbiamo nascosto critiche di metodo e merito sul progetto autostradale il cui piano finanziario non è ancora chiaro), non possiamo più ignorare l’esigenza di connettere meglio la Calciana, dove riteniamo possa insediarsi il nuovo scalo merci. E ancora, quale rapporto tra le fiere di Bergamo e Treviglio, quali sinergie con l’aeroporto di Orio, e quale ruolo può giocare l’Università (con tre consiglieri provinciali della pianura, la Provincia ha purtroppo preferito la nomina di un funzionario all’interno del CdA) nell’accompagnare i processi territoriali in corso.

L'economia della terra: il cibo e la vicina Milano

Poi la nuova economia della terra: serve investire su un’agricoltura multifunzionale, capace di legare fra loro la produzione del cibo e l’attrattività territoriale. In questo senso, l’esempio della “vicina Milano” ci indica la possibile direzione di una “food policy” per la pianura bergamasca fondata su un modello di impresa agricola multifunzionale in grado di diversificare l’offerta per rispondere ai processi di segmentazione e terziarizzazione del mercato.

La programmazione urbanistica

Altro tema è la programmazione urbanistica: di fronte alla progressiva trasformazione del territorio in piattaforma logistica con insediamenti produttivi ad alto impatto ambientale, occorre da un lato porre paletti chiari per il futuro, a partire dagli ambiti agricoli strategici, e dall’altro favorire una connessione positiva tra big players e PMI, attraverso processi di trasferimento di competenze, saperi e ampliamento del mercato potenzialmente indotti dalla presenza di grandi insediamenti.

Formazione: Servono istituti tecnici innovativi

Il quarto punto è la formazione. Quali gli indirizzi di formazione specialistica su cui vuole puntare la pianura? Perché non pensare proprio qui alla costituzione di Its innovativi? Da un lato la meccanica, favorendo nel territorio un effetto di innalzamento diffuso delle competenze e delle professionalità, scongiurando un effetto di competitività sul piano del lavoro terziario “povero” o dequalificato, dall’altro l’agroalimentare e le energie rinnovabili, lavorando per rendere quello agroalimentare un pezzo sempre più importante dell’offerta turistica insieme a quella religiosa, naturalistica e commerciale. Proprio il turismo, e l’esigenza di creare un marchio d’area che dia distintività al progetto di attrattività del territorio, è un tema trasversale a tutto quanto detto in precedenza.

Andare oltre i Comuni: servono le zone omogenee

Vi è infine una questione di governance. I temi posti necessitano di una programmazione che vada oltre i confini dei singoli Comuni. Lo statuto della Provincia prevede l’attivazione di zone omogenee coordinate dai sindaci dei principali Comuni con poteri di coordinamento, proposta e indirizzo delle scelte provinciali, e l’impostazione del Ptcp prevede, se non sarà modificato, un rafforzamento di questa logica, vincolando a condividere ricadute urbanistiche e compensazioni su aree che andranno oltre quelle delle singola municipalità. La pianura bergamasca, se vuole davvero servirsi della Brebemi e non essere solo un territorio che da essa è attraversato, ha bisogno di più politica.

Erik Molteni
consigliere Pd, Treviglio

Matteo Rossi
ex presidente della Provincia

Seguici sui nostri canali