Molteni massacrato su Facebook, Umberto Eco aveva proprio ragione...

Un'ondata di insulti sui social per aver scelto di aderire allo sciopero della fame per lo Ius Soli. Ma Facebook non è il bar e gli avvocati costano

Molteni massacrato su Facebook, Umberto Eco aveva proprio ragione...
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Massacrato. E’ questo il termine più appropriato per definire l’assalto subito da Erik Molteni su Facebook. L’ex candidato sindaco del centrosinistra a Treviglio, ora sta meditando di presentare querela contro tutti quegli «haters» (così si chiamano nel gergo dei social coloro che si spingono all’insulto) che lo hanno attaccato. Il motivo? L’aver annunciato di voler aderire allo sciopero della fame per chiedere un’accelerazione sulla legge per lo «Ius Soli».

Umberto Eco aveva proprio ragione

Forse il compianto Umberto Eco non aveva proprio tutti i torti: «I social media hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli». Così si era espresso il grande scrittore nel 2015. E da allora le cose sono più che peggiorate. Ne sono un esempio i tanti commenti rabbiosi, da schiuma alla bocca, che sono stati pubblicati dopo l’annuncio di Erik Molteni di voler partecipare allo sciopero della fame in favore dello Ius Soli.
Del resto, con l’avvento dei social, sembra che ci sia stata una regressione di secoli. La famosa frase attribuita al filosofo Voltaire (anche se si dice che non sia farina del suo sacco), «Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo», che oltre due secoli fa rappresentava una conquista per il genere umano, sembra essere finita nell’oblio. Anzi, siamo finiti in un paradosso: con la scusa di questa conquista, chiunque si sente autorizzato a sproloquiare, insultare, offendere. Eh no, non funziona proprio così. Se ad esempio dico «Marco sbaglia a mangiare le mele rosse perché non sono buone», sto esprimendo un’opinione. Può essere giusta o sbagliata. Ma sempre un’opinione resta. Se invece dico «Marco è un pirla (per non dire di peggio) perché mangia le mele rosse», è chiaro che non sto esprimendo un parere. Sto offendendo una persona che non la pensa come me. E, tra l’altro, si è passibili di querela. Perché Facebook, se ancora non fosse chiaro, non è il bar. Quello che scrivi lo possono leggere tutti, anche in Polinesia. E questi leoni da tastiera devono anche sapere che gli avvocati costano. E non poco. Ne vale veramente la pena?

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