Mortificare i volontari di "Civiltà contadina" non è una buona idea COMMENTO

Mortificare i volontari di "Civiltà contadina" non è una buona idea COMMENTO
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La matematica non è un’opinione, dirà il sindaco Daniele Bianchi, di Pagazzano. E ha ragione. Tremila euro tagliati a Civiltà contadina sono tremila euro in più per tappare il buco che rischia di mandare Pagazzano a gambe all’aria. Ma la matematica non basta a governare un paese. E nemmeno spiega la decisione di tagliare i viveri proprio a una delle realtà associative più brillanti, attive e intraprendenti non di Pagazzano, ma di tutta la Bassa. Che genera per il paese introiti ben maggiori di quanto costi.

Pionieri della promozione del territorio

Chi segue le vicende del paese da qualche anno ricorderà le condizioni in cui versava il castello solo una quindicina di anni fa. Oggi, la domenica i turisti si fanno i selfie davanti al fossato. Sembra che Pagazzano abbia finalmente ritrovato il suo posto sulla mappa della Bassa proprio perché a segnarlo ci sono quelle torri merlate. Il merito di ciò è tutto (sì, tutto) dell’associazione Civiltà contadina. E anche questo è un fatto, non un’opinione. Il "modello Pagazzano" è stato implicitamente alla base di una miriade di iniziative culturali e di promozione del territorio nate negli anni successivi in quasi ogni Comune della Bassa in cui esista ancora un castello  o un palazzo storico.

Una vendetta trasversale?

Ci dev'essere quindi una decisione politica dietro al siluramento dei volontari, depauperati del 100 percento del loro contributo mentre - per fare un esempio - la società di calcio del paese dovrà fare i conti con un taglio decisamente più contenuto, se rapportato all’enorme cifra di cui dispone e continuerà a disporre.
E’ una decisione legittima, quella di Bianchi, ci mancherebbe. E nemmeno stupisce più di tanto: dai banchi dell’opposizione, in questi anni, il sindaco non ha mai fatto mistero di non apprezzare le politiche per il castello portate avanti congiuntamente dalla «grosse koalition» Moriggi-Pagani. Un’alleanza nemmeno troppo mascherata, che per anni ha condannato «Pagazzano va oltre» a una sostanziale irrilevanza politica. Naturale che Bianchi voglia prendersi ora qualche sacrosanta rivincita politica. Per non chiamarla vendetta. E con quel buco nei conti - grosso, incredibile, che sta facendo chiacchierare gli amministratori di mezza Bassa - al sindaco non è servito nemmeno un pretesto.

Il rischio per Pagazzano

Ma sbaglia metodo, e sbaglia obiettivo. Quei due (e Pezzoni, prima) avevano capito che l’unico vero motivo per cui Pagazzano non è un paese come tanti altri identici, persi nella provincia, è quello lì. Riposa nelle pietre della corte, nel fossato d'acqua sorgiva e nella torre in cui dormì, si dice, il Petrarca.
Mortificare le guide che tengono vivo questo piccolo universo, spegnere quell’entusiasmo, farà forse risparmiare quattro soldi oggi. Leverà pure qualche sassolino dalle scarpe del sindaco. Ma rischia di costare caro domani. Rischia di privare Pagazzano di un pezzo bello grosso della sua anima. Peccato: speriamo che il sindaco cambi idea.

Davide D’Adda

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